Archivio mensile:novembre 2022

DAIRAGO…SULL’ORLO DEL BURRONE…

Alcuni cittadini dairaghesi assistendo alla seduta del Consiglio comunale di lunedì 14 Novembre 2022, sono rimasti meravigliati dalla poca considerazione e stima che l’Amministrazione Rolfi riserva ai propri cittadini. Questo comportamento per L’Osservatore Dairaghese non è una novità, visto che lo sottolinea da sei anni.

Fa meraviglia che ci se ne accorga solo ora.

Facciamo presente che oltre a non considerare i cittadini anche le minoranze per il Sindaco Rolfi sono indifferenti. Nessuno viene coinvolto dall’Amminstrazione Rolfi. Il potere decisionale, tutti i provvedimenti, tutte le discussioni, sono tenute nel recinto della Maggioranza, come se all’esterno ci fosse il deserto o degli emeriti imbecilli che non meritano nessuna considerazione. Questo tipo di potere detenuto da un gruppo ristretto tendenzialmente chiuso, omogeneo e stabile che lo esercita nel proprio interesse ha un solo nome: “OLIGARCHIA”.

Ecco alcuni esempi di quello che accade a Dairago:

  • La Consulta Sportiva dopo un anno di Amministrazione non ancora costituita. La motivazione dell’Amministrazione Rolfi: NON SERVE. L’Osservatore Dairaghese fa notare al Sindaco Rolfi che se vuole eliminarla visto che la Consulta Sportiva ha un Regolamento approvato in Consiglio comunale deve portare la discussione proprio in Consiglio e abrogare la Consulta.
  • La Commissione Cultura non esiste più.
  • Il polo sportivo dimenticato comprese le Convenzioni scadute da anni.
  • Regolamento della Casa delle Associazioni inaugurata nel 2016: NON PERVENUTO.
  • PGT (Piano Governo Territorio) scaduto da oltre un anno: NON SE NE PARLA.
  • Illuminazione pubblica: UN PO’ SI E UN PO’ NO da molti mesi.
  • La Consulta Giovani archiviata. La motivazione del Sindaco Rolfi che l’aveva fortemente voluta: NON SERVE PIU’.
  • Le fontane del paese in completo abbandono.
  • Il Parco delle Roggie: Convenzione del Plis con i Comuni di Dairago, Arconate e Magnago scaduta da 2 anni.
  • Piano del Diritto allo Studio: NON PERVENUTO.
  • Inaugurazione della nuova sede ANPI: I Capigruppo di minoranza vengono tacitati dallo stesso Presidente dell’ANPI forse per ordine dall’alto.
  • Scuola Materna: pensate che l’ultimo incontro tra l’Amministrazione Rolfi e il Presidente della scuola materna risale a Giugno 2022. Convenzione scaduta e Commissione Paritetica non pervenuta.
  • Dairago non ha nessuna struttura accreditata per il bonus nidi gratis Regione Lombardia nonostante abbia un asilo nido comunale.
  • Associazione Proloco con una situazione societaria poco chiara e convenzione scaduta.
  • Associazione APAD: Convenzione scaduta.
  • In tutta questa situazione catastrofica per la Maggioranza che ci governa ma soprattutto per i cittadini, è notizia di questi giorni che un Assessore nonchè Capogruppo di Maggioranza rassegna le dimissioni per motivi poco chiari. Poi un giornale riporta che il neo Assessore e la neo Consigliera eletti durante la seduta del Consiglio comunale di lunedi 14 Novembre 2022 incontreranno subito i giovani. Qualcosa non quadra perchè la riunione con i giovani si era tenuta il 12 Novembre 2022.

Dopo tutto ciò non possiamo stare tranquilli con una situazione amministrativa così grave. Se fossi nel Sindaco Rolfi prima che succeda l’irreparabile rassegnerei le dimissioni. Ormai è stato appurato che fare il Sindaco non è un mestiere facile e per farlo si devono avere le capacità.

Solo chi ha rivotato questa Amministrazione non aveva capito che tutto sarebbe franato portando il paese in una situazione di non ritorno.

DAIRAGO…IL PAESE DEI BAMBINI E DELLE MERAVIGLIE…

L’osservatore Dairaghese pubblica oggi un documento dell’Amministrazione comunale riguardante la Scuola Materna, che non ha bisogno di commenti.

Ricordiamo solo che “Civica Dairago” sbandierava in campagna elettorale la famosa “Città dei Bambini” che ad oggi dopo circa 6 anni di Amministrazione non è nemmeno il “Paese dei Bambini” e forse se continua così si trasformerà in: “Bambini in un altro Paese”

LA COMPETENZA AD APPROVARE IL PIANO PER IL DIRITTO ALLO STUDIO DOPO L’ABROGAZIONE DELLA L.R. 31/1980…

L’Osservatore Dairaghese vuole parlare del “Piano per il Diritto allo Studio” che in questi ultimi giorni è l’argomento più sentito tra i cittadini dairaghesi e gli organi amministrativi comunali. Per quasi quarant’anni gli amministratori hanno approvato nei propri consigli comunali il “Piano per il Diritto allo Studio”. E’ uno strumento di programmazione particolarmente importante che consente di raccogliere in un unico documento tutti gli impegni assunti dall’ente locale nei confronti degli istituti scolastici del proprio territorio, attraverso cui è possibile approvare nel mese di luglio interventi che andranno a pesare sul successivo esercizio di bilancio.

Succede che l’Amministrazione Rolfi, quando siamo giunti quasi alla fine di novembre non ha ancora inserito nell’agenda dei lavori la discussione di questo importante documento. In risposta alla interrogazione presentata in Consiglio comunale dalle minoranze sull’argomento, l’amministrazione Rolfi risponde che: essendo stata abrogata la normativa che lo prevedeva, non è obbligatorio nè deve seguire una tempistica stabilita. L’Assessore di competenza ha effettuato più incontri con il dirigente scolastico e con le docenti responsabili dei plessi e da nessuno sono stati sottolineati disagi. Prova ne è che i servizi scolastici sono tutti avviati regolarmente, sono stati acquistati e posizionati arredi per la scuola primaria, alcuni progetti integrativi alla didattica sono già iniziati ed altri inizieranno a breve.

Riportiamo di seguito l’intervento dell’avvocato Fabrizio Bosio riguardo l’argomento che stiamo trattando:

“La legge di Semplificazione 2017 di Regione Lombardia (la L.R. n. 15/2017) ha aperto uno scenario di incertezza, disponendo l’abrogazione della precedente normativa che costituiva il fondamento dei piani per il diritto allo studio (la L.R. n. 31/1980) senza dare ulteriori indicazioni. Ciò ha determinato poca chiarezza negli amministratori e nei funzionari di comuni lombardi in ordine alle modalità con cui si sarebbe dovuto procedere sia all’approvazione formale dei piani che alla loro redazione materiale. E’ evidente quanto questo strumento sia irrinunciabile: la programmazione delle scuole si sviluppa durante il periodo estivo e gli stessi servizi scolastici vengono definiti nelle tariffe e nelle modalità di esecuzione ben prima che possa essere approvato il bilancio previsionale. Molti dei costi di competenza dei comuni e legati all’attuazione al diritto allo studio ricadono infatti sull’esercizio di bilancio successivo a quello in cui si avvia l’anno scolastico e la loro definizione in tempi più tardi e senza l’organicità che li ha connaturati in questi anni rappresenterebbe sicuramente un grande disagio per famiglie e istituti scolastici. Basta pensare al servizio mensa le cui tariffe sono stabilite prima dell’anno scolastico, ma che ricadono in gran parte sull’esercizio di bilancio successivo (in particolare sui mesi che vanno da gennaio a giugno)

In particolare molti amministratori si chiedevano se la competenza ad approvare i piani con l’abrogazione della L.R. 31/1980 fosse da considerarsi ancora in capo al Consiglio comunale o se fosse trasferita alla Giunta comunale.

Ritengo che esistano una serie di elementi che sostengano in modo più efficace la prima tesi, quella secondo cui l’atto formale di adozione del piano non possa essere che una delibera di Consiglio.

In prima istanza va ricordato che Regione Lombardia ha trasmesso in data 21.11.2018 una nota (prot. E1.2018.0534582) inviata ad ANCI Lombardia e sottoscritta da dirigente Paolo Diana. In tale documento si stabilisce che: “Alla luce di tale normativa ogni Comune può dotarsi, nella propria autonomia, di uno strumento di programmazione degli interventi per l’esercizio del diritto allo studio, come avveniva già in vigenza della citata L.R. n. 41/1980, con l’unica precisazione che non sussiste più l’obbligo di trasmettere detto piano alla Regione”.

Da parte di Regione Lombardia quindi – specificato il venir meno di ogni obbligo di trasmissione – non viene data una indicazione precisa di quale sia l’organo competente a esaminare e approvare il piano. Non solo, si riconosce ai comuni la facoltà (e non più il dovere) di predisporre uno strumento di programmazione della cui indubbia utilità si ha già avuto modo di parlare. Nonostante l’apparente mancanza di una indicazione chiara, la circolare indirizzata ad ANCI contiene un’informazione preziosa, cioè quella secondo cui gli interventi sostitutivi di quanto previsto dalla L.R. n. 31/1980 sono “STRUMENTI PROGRAMMATORI”.

Ciò risulta significativo perchè se è vero che il Testo Unico degli Enti Locali stabilisce che ogni atto non espressamente demandato al Consiglio debba ritenersi di competenza della Giunta comunale (apparentemente avvallando la tesi che sia quest’organo a doversi occupare del Piano per il Diritto allo Studio), è altrettanto vero che l’art. 42 da due indicazioni dirimenti.

(i) La prima è contenuta nella lettera b) secondo cui al Consiglio è riconosciuta competenza sui: “programmi, relazioni previsionali e programmatiche, piani finanziari, programmi triennali e elenco annuale dei lavori pubblici, bilanci annuali e pluriennali e relative variazioni, rendiconto, piani territoriali ed urbanistici, programmi annuali e pluriennali per la loro attuazione, eventuali deroghe ad essi, pareri da rendere per dette materie”. Essendo il Piano per il Diritto allo Studio per definizione – lo dice la stessa circolare regionale – uno strumento di programmazione spettante a questa assemblea la sua approvazione.

(ii) In secondo luogo viene ulteriormente specificato alla lettera i) che la competenza del Consiglio è relativa anche a spese che impegnino il Comune per gli esercizi successivi, come gli interventi e i servizi che vengono erogati in attuazione al Piano per il Diritto allo Studio.

Alla luce di questo quadro normativo ritengo che sia indiscutibile la competenza del Consiglio comunale ad esaminare e approvare il Piano per il Diritto allo Studio, non mancando di aggiungere delle note che – benchè non legate ad argomentazioni di natura giuridica – ritengo comune rilevanti da considerare in un contesto come quello degli enti locali.

. La prima è il coinvolgimento. Un percorso consiliare per forza di cose implica un maggiore coinvolgimento tanto della maggioranza quanto della minoranza che ha l’opportunità di poter intervenire nel processo decisionale e contribuire con il proprio punto di vista in modo ben maggiore della possibilità che avrebbe con un atto di Giunta.

. La seconda considerazione riguarda la rilevanza di questo tema in una Comunità. Credo che al netto dell’argomentazione in punta di diritto e dell’opportunità di un coinvolgimento del Consiglio nel suo complesso, offrire l’opportunità di un dibattito pubblico sul rapporto tra Amministrazione Locale e mondo della Scuola sia fondamentale. Un settore così strategico deve essere sottoposto all’attenzione della stampa, dei cittadini interessati e più in generale della Società che deve (o quantomeno dovrebbe) interessarsi in modo importante di quali sono le risorse e i servizi messi a disposizione delle famiglie e dei giovani.

In definitiva ritengo che siano evidenti le ragioni giuridiche, organizzative e politiche che nel quadro normativo determinato dall’abrogazione della L.R. n. 31/1980 sanciscano la competenza del Consiglio comunale a esaminare e approvare il Piano per il Diritto allo Studio o gli strumenti programmatori che lo sostituiscano.

L’Osservatore Dairaghese si rende conto che l’articolo è un pò lungo, ma pensiamo di avere fatto chiarezza. Il comportamento di una Amministrazione comunale come quella dairaghese che continua con questa chiusura nei confronti dei cittadini e delle minoranze che siedono in Consiglio comunale è definibile come “Oligarchico”, un potere detenuto da un gruppo ristretto tendenzialmente chiuso, omogeneo e stabile, che lo esercita nel proprio interesse.