Archivio mensile:agosto 2023

FATE CIO’ CHE DICO…ANCHE LA POLITICA…CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE…

L’Osservatore Dairaghese ha posto l’attenzione su un fatto accaduto alcuni giorni fa. Un parroco di un piccolo paese dell’hinterland milanese, ha pubblicato su un importante organo di comunicazione religiosa il seguente post:

” A quando la Cassazione condannerà la meloni che Obbliga le navi a portare gli immigrati raccolti in mare fino a La Spezia o Ancona? A quando la Cassazione condannerà per il reato di cretineria il signor Salvini che propone di mandare i taxi pagati dallo stato a portare a casa i giovani ubriachi dalle discoteche?”

Oltre a consigliare di imparare a scrivere, consigliamo a questo parroco decisamente schierato politicamente e pubblicamente, di leggersi gli stralci che pubblichiamo di seguito, tratti dall’editoriale a cura di Bartolomeo Sorge dal titolo “La chiesa, i sacerdoti e la politica”

” I sacerdoti quando affrontano troppo spregiudicatamente i temi della politica quotidiana, finiscono spesso per diventare “I cappellani” di un partito, di un movimento, di una corrente politica o sociale…”

” Un altro criterio è che la chiesa in quanto istituzione, si autoesclude dall’intervenire direttamente nella prassi politica in senso stretto, partitico. Non perché questa sia qualcosa di sconveniente o di “sporco” ma perché nella sua universalità, la missione religiosa non può divenire “DI PARTE” come è proprio di ogni scelta politica…”

” Papa Giovanni Paolo II in un importante discorso sull’Osservatore Romano il 29 Luglio 1993 dopo aver riaffermato “La necessità” per il presbitero di astenersi da ogni impegno di militante nella politica” stabilisce una chiara differenza tra la sfera privata e il comportamento pubblico. Per quanto riguarda la sfera privata – dice – , è ovvio che ogni sacerdote “Conserva certamente il diritto di avere un’opinione politica personale e esercitare secondo coscienza il suo diritto di voto.” Per quanto riguarda, invece, l’atteggiamento pubblico, “Il diritto del presbitero a manifestare le proprie scelte personali è limitato dalle esigenze del suo ministero sacerdotale.” ; anzi, egli “Può talvolta essere obbligato ad astenersi dall’esercizio del proprio diritto per poter essere segno valido di unità e quindi annunziare il Vangelo nella sua pienezza.”

Ancor più dovrà evitare di presentare la propria scelta come la sola legittima e di crearsi dei nemici con prese di posizione in campo politico che gli alienino la fiducia e provochino l’allontanamento dei fedeli affidati alla sua stessa missione pastorale, appartenendo alla Chiesa istituzione, che nella sua universalità non può essere “DI PARTE”, un presbitero “DI PARTE” sarebbe una contraddizione in termini.

“Concludendo: certi uomini di chiesa possono sbagliare e scegliere forme di intervento non convenienti o cedere alla tentazione di indebiti “collateralismi” politici; e ciò va assolutamente evitato“.

Anche perché (aggiungiamo noi) certi interventi pubblici, possono degenerare e promuovere odio, disprezzo, antipatia ecc. per il politico come persona e non per l’azione del politico stesso che può essere giusta o sbagliata, condivisibile o no, ma non può portare un parroco ad esprimere giudizi che possono degenerare in conseguenze molto gravi.